AI & HR: oltre la tecnologia, la sfida del capitale umano al Gility Day 2025

Indice
L'introduzione dell’AI è (anche) un progetto culturale.
È questo il filo conduttore del Gility Day 2025, l’evento che ha celebrato i primi tre anni di attività della nostra azienda, nata da CDP Venture Capital e Bper Banca.
Abbiamo voluto creare uno spazio interattivo, informale, umano, dove portarsi a casa non solo delle idee, ma anche domande, prospettive e strumenti per affrontare il cambiamento e contribuire a un pensiero collettivo su come l’intelligenza artificiale stia ridefinendo l’apprendimento, le competenze e la leadership.
Abbiamo parlato di tecnologie, certo. Ma soprattutto di persone. Di leadership, competenze, cultura. Di paure legittime e nuove possibilità abilitate dall’intelligenza artificiale.
Viviamo un’epoca in cui la velocità dell’innovazione è travolgente. L’AI generativa, da ChatGPT ai robot umanoidi, sta entrando nelle aziende. L’intervento iniziale di Simone Maggi ha mostrato come l’adozione di queste tecnologie non sia solo una questione tecnica, ma culturale: siamo davvero pronti, come persone e organizzazioni, ad accoglierle?
Un esempio emblematico è stato quello dei robot umanoidi. Non sono più fantascienza: esistono decine di aziende in Cina, Stati Uniti ed Europa che li sviluppano. Questo solleva interrogativi concreti su quali processi aziendali potrebbero trasformare – e su quali nuovi ruoli sarà necessario formare.
C’erano una volta un CTO e un HR che si volevano bene
Con questo incipit provocatorio, Alberto Baccari, docente Gility ed esperto di AI Generativa, ha portato l’attenzione su un punto critico: l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende non si gioca solo sul piano tecnico, ma su quello formativo, culturale e umano. Serve metodo, gradualità e una progettazione condivisa tra HR, innovation e operation.
Ha invitato i partecipanti a guardare oltre la narrazione spettacolare e concentrarsi sulla costruzione di contesti reali di apprendimento e applicazione dell’AI in azienda. L’adozione non si improvvisa: serve cultura, metodo e gradualità.
Un case concreto? Una trasformazione in 7 fasi co-progettata da team HR e innovation, che ha portato in un solo anno un incremento di 3 milioni di euro di fatturato. Un risultato reso possibile non da una formula magica, ma da un’azione coordinata tra formazione, dati e processi.
“Chi promette soluzioni istantanee sbaglia. L’innovazione va co-progettata. Serve cultura, tempo e intelligenza collettiva.” Uno dei messaggi più forti dello speech: formare sull’AI non significa solo insegnare a usare nuovi strumenti, ma educare a un pensiero critico, etico e consapevole. L’intelligenza artificiale non è neutra: va compresa, interrogata e “umanizzata” per portare vero valore.
HR leader: esperienze e strategie dai manager d’azienda
La tavola rotonda “AI, formazione e competenze” ha offerto uno sguardo trasparente sul ruolo della formazione in questo periodo di trasformazione. Ha visto protagonisti tre voci autorevoli delle risorse umane con esperienze eterogenee ma una visione condivisa: Samanta Todaro, Group HR Director (IVS Group), Jason Cox, Country Leadership & Competence Leader (IKEA) e Marco Achilli, CEO (Imesa).
Moderati da Flavio Molinari, hanno riflettuto insieme sui temi dell’AI, della formazione e del cambiamento culturale in azienda. Dalla voce dei relatori è emersa una visione chiara: l’intelligenza artificiale non è (solo) uno strumento da imparare a usare. È un contesto da abitare, un ecosistema da rendere vivibile per tutti.
L’adozione di nuovi strumenti tecnologici non è sufficiente se non si interviene anche sulla cultura aziendale e sulla crescita delle competenze delle persone. Il vero valore, infatti, nasce dalla relazione tra chi utilizza la tecnologia e chi la vive quotidianamente in azienda. “Abbiamo chiesto a 15 talenti aziendali di costruire il loro percorso formativo ideale. Così si costruisce cultura: mettendo le persone nella posizione di progettare.” Marco Achilli, CEO Imesa
Progettare percorsi formativi su misura non significa solo personalizzare i contenuti, ma co-progettare insieme alle persone che li vivranno. La formazione, per generare impatto reale, deve essere condivisa, integrata nel lavoro e rispondere a un bisogno sentito, non solo normato o imposto. Chi ha saputo farlo ha già raccolto risultati: engagement dei collaboratori, clima interno più sano, approccio strategico alla formazione.
“L’AI toglie il rumore, per lasciare spazio a empatia, ascolto e decisioni consapevoli.” — Jason Cox, IKEA
L’AI può liberare tempo, non sostituire il pensiero umano. Per Jason Cox, il vero impatto si ottiene quando le tecnologie diventano esoscheletri della leadership, supportando le persone anziché sostituirle. IKEA ha investito in un vasto programma di AI literacy per 20.000 manager, passo fondamentale per superare la paura iniziale e costruire fiducia.
Samanta Todaro ha raccontato l’esperienza di un’azienda con forti esigenze di uniformare cultura e competenze. La chiave? Costruire un modello formativo capace di includere manager, operatori tecnici e funzioni trasversali, unito a una comunicazione chiara e continua.
Ha insistito sul fatto che la formazione non può funzionare senza un processo comunicativo chiaro e costante.
“La formazione è importante. Ma lo è anche comunicare alle persone qual è l’obiettivo, qual è la finalità e qual è la metodologia didattica.”
La riflessione si è chiusa su un punto cruciale: l’AI può diventare uno “sparring partner” per il pensiero critico. Un interlocutore con cui simulare obiezioni, migliorare decisioni, chiarire i propri argomenti. Ma non può sostituire la parte etica, empatica, umana. Anzi, ci costringe a guardarla in faccia.
Come è stato detto durante la serata: “L’intelligenza artificiale può diventare il nostro esoscheletro mentale. Ma la direzione, la sensibilità, il giudizio critico, devono restare nostri”.
Dati, ricerche e trend: la survey "Human AI"
Durante l’evento è stata lanciata la terza ricerca Gility, quest’anno dedicata all’analisi dello stato dell’arte della formazione aziendale e delle competenze in relazione all’intelligenza artificiale. Un’indagine che ogni anno coinvolge centinaia di HR, L&D manager e imprenditori italiani per mappare nuovi trend e comprendere dati.
L’obiettivo è tracciare una mappa realistica della readiness delle imprese italiane, superando le narrazioni sensazionalistiche per indagare i veri bisogni di cultura, competenza e metodo.
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I risultati della ricerca saranno presentati e commentati all’HR Forum 2025 che si terrà allo IULM di Milano, di cui Gility è Official Partner.
L’umanesimo digitale e la formazione come leva strategica
Non basta formare “sul digitale”. In un’epoca in cui la tecnologia avanza più velocemente della nostra capacità di assorbirla, la formazione diventa il vero spazio di equilibrio tra efficienza e umanità.
È qui che Gility vuole continuare a operare: come partner per lo sviluppo di una formazione che unisce visione, impatto e relazione. Perché ogni innovazione, per funzionare davvero, ha bisogno di persone che sappiano interpretarla, migliorarla e condividerla.
Vuoi preparare la tua azienda ad affrontare l’intelligenza artificiale con competenze solide e cultura condivisa? Scopri i corsi di Gility dedicati all’adozione consapevole dell’AI e costruisci il progetto formativo coerente con gli obiettivi della tua organizzazione. Parla con uno dei nostri esperti.
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