Oltre l'AI, verso l'OI: ispirazioni dall'EdtechX
Indice
Oltre l'orizzonte dell'EdTech
La scienza di oggi è la tecnologia di domani, diceva Edward Teller, fisico ungherese. Dove sta andando la ricerca sull'apprendimento, oltre lo scenario attuale? L'Education Technology (EdTech) è l'applicazione della tecnologia nell'ambito dei processi e contenuti della formazione per arricchire il modo in cui le persone acquisiscono competenze.
L'EdTech comprende due ambiti: la prima riguarda la parte accademica che mira a risolvere attraverso la prospettiva tecnologica questioni nell'insegnamento, nell'apprendimento e nell'organizzazione sociale. La seconda si riferisce all'applicazione pratica della tecnologia formativa, utilizzando strumenti e applicazioni per migliorare il processo di apprendimento, definizione più comune e diffusa.
In questa prospettiva abbiamo cercato di indagare sulle prossime evoluzioni delle disciplina e con Gility abbiamo partecipato al decimo EdTechX Summit insieme ad oltre 600 esperti e innovatori da oltre 40 paesi nel mondo. Il convegno è stato l’evento cardine della London EdTech Week, la settimana più importante al mondo sul futuro dell'education.
Riflessioni sull'AI
Il filo rosso è stato la riflessione sull'intelligenza artificiale, simbiotica, imponente e polarizzante presenza della nostra epoca.
Dare una definizione univoca dell'AI non è semplice. Possiamo riferirci a quella contenuta nella Strategia dell'Unione Europea per l'Intelligenza Artificiale: si riferisce a sistemi che mostrano un comportamento intelligente nell’analizzare il loro ambiente e intraprendere azioni, con un certo grado di autonomia, per raggiungere obiettivi specifici.
I sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale possono essere puramente basati su software, agendo nel mondo virtuale (ad esempio assistenti vocali, software di analisi delle immagini, motori di ricerca, sistemi di riconoscimento vocale e facciale) oppure possono essere incorporati in dispositivi hardware (ad esempio robot avanzati, auto autonome, droni o applicazioni Internet of Things).
ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI specializzato nella conversazione con un utente umano, ha già dimostrato il suo enorme potenziale superando il milione di utenti in soli 5 giorni dal lancio dello scorso novembre. Numero incredibile se si pensa che Instagram ha impiegato 2 mesi e mezzo per raggiungere lo stesso obiettivo.
La sua irresistibile ascesa non si ferma: il servizio di Open AI è uno strumento ormai diffuso per rendere il lavoro più efficace ed efficiente, ne abbiamo parlato in un nostro articolo esplorando alcuni modi innovativi per utilizzare ChatGPT nell'area delle risorse umane. Potrebbe diventare il nuovo Google per le future generazioni (anche se Google ha già risposto lanciando Bard, disponibile in Italia da Luglio 2023): primario punto di contatto per accedere a informazioni e conoscenza.
L'intelligenza artificiale aiuta ad anticipare trend e prevedere futuri scenari. E infatti l'intersezione tra lo sviluppo umano e l'IA sta ridefinendo profondamente il modo in cui lavoriamo e apprendiamo rendendolo personalizzato, interattivo e predittivo.
Secondo il report dell'UNESCO "AI in Education: change at the speed of learning" (nelle fonti il link), le tecnologie basate su intelligenza artificiale e machine learning accelerano l'apprendimento personalizzato, analizzando dati e informazioni di ogni singolo discente fornendo feedback continuo e adattando il processo di apprendimento alle esigenze individuali in tempo reale.
Nella formazione aziendale, in questo modo l'esperienza formativa diventa unica e su misura degli obiettivi di ogni singola persona. La personalizzazione, inoltre, svolge un ruolo chiave nel colmare le lacune di ogni individuo: diventa possibile individuare aree di miglioramento e fornire moduli di formazione specifici. Questo crea un percorso di apprendimento progressivo, consentendo alle persone di acquisire gradualmente le competenze necessarie per affrontare le sfide del loro ruolo.
Ma al contempo l'AI porta domande e interrogativi. Ci ha ispirato moltissimo una metafora del keynote speech d'apertura di Charles McIntire, CEO Ibis Capital: Socrate era preoccupato per l'invenzione della scrittura che avrebbe portato l’uomo a non usare più memoria e ragionamento (ce lo racconta Platone nel Fedro, mito di Theuth).
Siamo nella stessa fase, riflettendo su come l'AI possa supportarci senza sopraffarci. Le sfide che si annidano in questi sistemi sono molteplici: dall'etica ai bias cognitivi, fino al tema importante della privacy dei dati e del diritto d'autore.
Dall'AI all'OI: agli albori della ricerca sull'intelligenza organoide
Continuando a riflettere su metafore: ora stiamo imparando ad "addomesticare" l'IA come abbiamo imparato a controllare il fuoco. E se la domesticazione del fuoco fu una chiave di volta nell'evoluzione culturale dei primi uomini, e consentì il possesso di una fonte di luce e calore, anche l'addestramento dell'IA in modo sempre più sofisticato e l'evoluzione dell'informatica e robotica potrebbe essere un punto di svolta per lo sviluppo del genere umano del XXI secolo. Per approfondire queste tematiche, consiglio la lettura dell'ottimo Homus Dei di Youval Harari.
L'evento ha aperto anche una finestra su una prospettiva emergente e affascinante, quella del biological computing, o biocomputing. E mentre ci interroghiamo sulle delicate sfide etiche e tecnologiche dell'AI, un altro acronimo si sta affacciando sulla frontiera della ricerca.
Siamo agli albori dell'OI, l'Organoid Intelligence o Intelligenza Organoide, campo multidisciplinare che ci accompagnerà per i prossimi decenni.
Cos'è un organoide?
Organoide è un termine che evoca romanzi futuristici e scenari da film di fantascienza. Ma in realtà è una struttura costituita da cellule staminali umane, coltivate in laboratorio, che ricreano l'architettura e le funzioni di un organo. Gli organoidi sono stati sviluppati per cercare di modellare gli organi del corpo in laboratorio, al fine di studiarli più da vicino, comprendere le malattie e testare nuove terapie.
Gli organoidi celebrali, nello specifico, sono costituiti da cellule neurali che riproducono il complesso e affascinante funzionamento del nostro cervello.
Dunque, l'OI sta sviluppando tecnologie di interfaccia uomo-macchina attraverso organoidi celebrali.
La Johns Hopkins University ha effettuato un esperimento nel 2022 in questa direzione, costruendo un'interfaccia costituita da una rete di cellule cerebrali e un computer e addestrandola a giocare ad un semplice videogioco. L'OI ha dimostrato di saper apprendere, auto-organizzando la propria attività per obiettivi apprendendo da minimi feedback.
L'OI richiederà di scalare gli attuali organoidi cerebrali, confinati a dimensioni ridotte inferiori alle 100.000 cellule, in strutture complesse e durevoli, arricchite con cellule e geni associati all'apprendimento, e di collegarli a interfacce, algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale e apprendimento automatico.
Questo consentirebbe alle strutture di eseguire calcoli complessi, elaborare e conservare enormi quantità di dati, aprendo scenari innovativi che, fino a pochi anni fa, avrebbero potuto essere solo considerati fantascienza.
Siamo dunque all'inizio di un futuro in cui i computer potrebbero non essere più alimentati da silicio ma da cellule cerebrali umane cresciute in laboratorio?
Porterebbe un incremento esponenziale delle capacità di calcolo ed una frazione dell'energia per poter funzionare: mentre computer e data center devono investire enormi quantità di energia per sostenere l'IA, l'intelligenza organoide ne consumerebbe in maniera molto limitata.
I biocomputer potrebbero essere molto più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai computer a silicio, poiché le reazioni biochimiche possono essere meno dissipative di calore rispetto alle operazioni elettroniche.
Inoltre gli elementi biologici possono essere molto più piccoli rispetto ai transistor a base di silicio, consentendo potenzialmente una miniaturizzazione maggiore e una maggiore densità di calcolo.
Come ultimo punto, il cervello ha circa 80-100 miliardi di neuroni collegati con più di 1000 punti di connessione. Si tratta di una differenza di potenza enorme rispetto alla nostra tecnologia attuale.
ll concetto di biocomputer è affascinante e ha davvero il potenziale per rivoluzionare i confini della cognizione umana, migliorando la nostra comprensione dello sviluppo cerebrale, dell'apprendimento e della memoria. Le sfide e gli interrogativi su questa rivoluzionaria tecnologia sono moltissimi, ci vorranno decenni prima di arrivare a risposte. Tante riflessioni di un prossimo, visionario domani su cui c'è ancora tutto da costruire.
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Un'ispirazione verso il futuro
La scienza di oggi è la tecnologia di domani, dicevamo in apertura. Tra AI e OI, la London Edtech Week ha lanciato invito all'azione, invitando la comunità EdTech a intraprendere un viaggio trasformativo. Non solo per reinventare il campo della tecnologia, ma anche di riformulare il nostro rapporto con l'intelligenza e la conoscenza. Abbracciare le sfide dell'AI e prepararsi al grande viaggio che ci porterà verso l'OI, aprirà la strada a nuove strade di produttività e creatività umana. E noi non vediamo l'ora di percorrerle.
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Fonti
https://neurosciencenews.com/organoid-pong-21625/
https://iite.unesco.org/wp-content/uploads/2020/11/Steven_Duggan_AI-in-Education_2020.pdf
https://laricerca.loescher.it/i-pregiudizi-dellintelligenza-artificiale/